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Un silenzio abitato

Un silenzio abitato, questo nuovo lavoro di Enrico Milanesi, affonda le sue radici nella storia del misticismo e spiritualità che tanta parte ha avuto, e tutt’ora ha, nella vita dell’alta valle del Tevere. Nel corso degli anni , questo suo interesse di documentazione e ricerca ha toccato vari luoghi e realtà di pirmaria importanza nel territorio, basti pensare al monastero di S. Veronica Giuliani solo per citare un esempio.

Siamo quindi di fronte non ad un singolo lavoro, quanto piuttosto ad un percorso narrativo ed insieme di documentazione, durato anni e distribuito in alcuni dei luoghi principali della Val Tiberina, che vuol dare il giusto rilievo ad un aspetto molto poco noto agli stessi abitanti della valle.

Questo lavoro può quindi essere visto tanto singolarmente quanto in funzione delle precedenti opere.

L’aspetto documentaristico è l’elemento di base di ognuno dei progetti di Milanesi e permette di “vivere” quasi in diretta i momenti principali delle giornate dei monaci o comunque dei protagonisti.  Il fotografo è defilato, in disparte, non cambia e non turba le atmosfere i momenti, le azioni. Vuole solo essere il tramite tra la vicenda e lo spettatore. Eppure man mano che si va avanti, si può notare come a tutto questo si aggiunga una sottile, educata, rispettosa partecipazione alla situazione, alle atmosfere, al luogo. L’aspetto documentaristico si addolcisce accogliendo in sè un positivo coinvolgimento del fotografo che matura gradualmente, lentamente, nel corso dei vari lavori.

Milanesi definisce il ruolo e la storia, e lo fa con l’approccio del documento che è il motivo del progetto. Ma integra tutto questo con l’aspetto di chi, pur essendo al di fuori dell’esperienza spirituale e mistica che cerca di narrare, ne è altresi affascinato e attratto, ne riconosce il valore e lo spessore. Senza effettismi, senza forzature, le inquadrature scelte, il soffermarsi su particolari o allargarsi a comprendere un’intera scena di comunità, definisco il ritmo, il passo di una narrazione che non è più solo documento ma anche in qualche modo esperienza personale.

Ed allora questo silenzio abitato assume una valenza ulteriore e particolare. Punto culminante del percorso inziato anni fa, si definisce non come una conclusione, ma come un percorso aperto, di conoscenza e di spiritualità, di esperienza umana ed insieme religiosa.

Abbiamo visto il visibile e percepito ciò che solo il cuore può avvertire. Abbiamo attraversato la porta dell’eremo e varcato le soglie di quelle celle e sale in cui si dispiega giorno per giorno la vita e la preghiera dei monaci. Abbiamo imparato a conoscere aspetti di convivenza e relazione della comunità stessa e di questa con il mondo esterno. Abbiamo capito come la clausura non sia  tanto una rinuncia alla vita, quanto una diversa prospettiva della stessa. Una forma di ricchezza e di ritorno all’essenziale e al vero,  un ulteriore modo di contribuire al benessere spirituale non solo dei monaci, ma dell’intera comunità di cui essi fanno parte.

Esiste una prospettiva diversa attraverso cui vedere il mondo, questo ci dice Enrico Milanesi per il tramite della comunità di monaci dell’eremo di Monte Corona. Esiste un modo differente e a pochi veramente conosciuto di impiegare la vita. Esiste una finestra normalmente chiusa che invece darà una luce inattesa una volta aperta.

“Un silenzio abitato” è allora non solo un documento ma anche e soprattutto un invito ad andare oltre, ad approfondire quello stesso mondo che Enrico Milanesi ha avuto il privilegio di seguire e narrare.

 VALTER SCAPPINI

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Enrico Milanesi